Diventare gamer di professione: impresa impossibile?

redazione

L’idea di trasformare la propria passione per il gioco in una professione è un sogno che accarezza la mente di molti. In un panorama in cui il gaming ha superato per dimensioni industrie consolidate come la musica e il cinema, la figura del giocatore professionista emerge come una realtà tangibile, sebbene spesso avvolta da un alone di irraggiungibilità. Ma è davvero un’impresa impossibile? In diversi contesti gli amanti dell’intrattenimento sono riusciti già da anni a fare di una forma di intrattenimento il proprio lavoro.

Diventare gamer di professione impresa impossibile
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Accade d’altronde anche con i giochi del tavolo verde, dove ormai è possibile imbattersi in molteplici cervelloni che conoscono perfettamente le tecniche di conteggio delle carte al blackjack o le regole della roulette, dove i principi matematici regnano sovrani. Più di recente anche il mondo dei videogiochi si è affacciato però prepotentemente alla dimensione professionistica, specie grazie all’avvento delle modalità multiplayer online, che hanno reso molto più facile e immediato il confronto.

Definire chi sia esattamente un gamer professionista non è semplice come potrebbe sembrare, comunque. Tradizionalmente, in origine si pensava al pro player come a colui che guadagnava ingenti somme partecipando e vincendo tornei di eSport. Dennis Fong, alias “Thresh”, è considerato il primo vero gamer professionista della storia, avendo costruito la sua carriera vincendo tornei di Quake negli anni ’90. Tuttavia, con il proliferare di internet e delle piattaforme di streaming, la definizione si è ampliata. Oggi un gamer professionista può essere chiunque tragga un reddito significativo dal gaming, che sia attraverso la partecipazione a competizioni, la creazione di contenuti online come streaming su Twitch o YouTube, la realizzazione di recensioni e tutorial, la promozione di prodotti legati ai videogiochi. Alcuni gamer arrivano persino a collaborare con gli sviluppatori dei loro titoli preferiti. In sostanza, si distingue tra chi compete attivamente negli eSport (i cosiddetti pro player) e chi intrattiene un pubblico giocando, pur guadagnandosi da vivere.

Cosa fa, dunque, un gamer professionista nella sua quotidianità? Le attività sono numerose e variano a seconda della specializzazione. Un pro player dedica gran parte del suo tempo all’allenamento intensivo sul gioco prescelto, studiandone le strategie, le dinamiche di squadra e affinando i propri riflessi. La partecipazione a tornei di diverso livello, da competizioni amatoriali a eventi internazionali con montepremi significativi, rappresenta il culmine dell’attività competitiva. Molti professionisti combinano le attività agonistiche a quelle di creazione di contenuti coinvolgenti, partecipando a tornei e contemporaneamente gestendo la propria presenza online per aumentare la visibilità e le opportunità di guadagno. Inoltre, la cura della propria immagine in rete e la capacità di comunicare efficacemente sono diventate altresì competenze fondamentali per prosperare in questo settore.

Il percorso per diventare un gamer professionista è tutt’altro che semplice e non esiste una guida perfetta. Tuttavia, alcuni passaggi verso il professionismo sono cruciali. Innanzitutto, è fondamentale trovare la propria nicchia, specializzandosi in un videogioco che appassioni e nel quale si dimostri un talento naturale. La scelta della piattaforma di gioco (PC, console, mobile) è altrettanto importante. Successivamente, l’allenamento costante e dedicato è imprescindibile, tanto che spesso si raggiungono anche le 10 ore giornaliere per i giocatori più competitivi. Costruire un personal brand attraverso i social media e le piattaforme di streaming è di grande aiuto per attrarre sponsor e opportunità.

Il mondo del professional gaming è costellato di eventi e competizioni di rilievo. Tornei come The International per Dota 2, il League of Legends World Championship, il Call of Duty League (CDL) Championship e il Valorant Champions Tour (VCT) rappresentano l’apice del gioco competitivo, con montepremi che possono raggiungere cifre multimilionarie. Anche in Italia si sta sviluppando un ecosistema competitivo, con tornei come quelli organizzati dalla Esports Academy e la nascita di competizioni legate a campionati sportivi tradizionali come la eSerie A di recente introduzione, dedicata ai titoli calcistici. Tra i giochi più gettonati nel panorama professionistico troviamo titoli MOBA come League of Legends e Dota 2, sparatutto in prima persona (FPS) come Counter-Strike, Valorant e Call of Duty, nonché i famosi battle royale come Fortnite.

Insomma, diventare gamer professionisti è un’impresa ardua, che richiede talento, dedizione, disciplina e una buona dose di fortuna, ma soprattutto tanto tempo. Chi vuole percorrere questa squadra non può non mettere in conto di dover sacrificare qualcosa della propria quotidianità. Non si tratta solo di giocare: la competizione è elevatissima e non tutti coloro che sognano di farne una carriera riescono nel loro intento. Tuttavia, il settore rimane in continua crescita e offre sempre più possibilità che vanno oltre la semplice vittoria nei tornei. Chi possiede le giuste competenze, la passione e la determinazione può certamente tentare di trasformare il gioco in una professione.

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